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di MARCO PASSARO

L’ospedale San Lorenzo di Carmagnola, in provincia di Torino, è uno dei più antichi ospedali della regione. L’originaria struttura settecentesca si distingue per le sue salette a volta e il grande chiostro centrale. Su questo corpo antico è stato costruito nel 1999 una nuova struttura moderna, con il Pronto Soccorso, gli ambulatori specialistici e il reparto di chirurgia. Dopo aver affrontato la prima ondata del Covid-19, dal 31 ottobre 2020 questo piccolo ospedale è diventato uno dei tre covid Hospital della regione Piemonte e ha dovuto adeguarsi a una nuova realtà. Durante la prima ondata i suoi reparti erano suddivisi in aree ad alto rischio di contagio e altri con livelli di rischio assenti. Oggi questa distinzione non esiste più e l’intero ospedale è interamente dedicato alla cura di malati Covid. Il pronto soccorso è stato chiuso per fare posto a nuovi pazienti, le sale operatorie e il blocco chirurgico si sono trasformati in reparti di rianimazione e terapia intensiva per accogliere i pazienti intubati, mentre i gli ambulatori e i reparti per la lungo degenza ora ospitano i malati più stabili. Persino le sale comuni, le vecchie cucine, i corridoi, sono diventati aree covid e i medici e gli infermieri indossano i dispositivi di protezione per tutta la durata del turno, muovendosi come alieni all’interno delle salette settecentesche dell’ospedale, tra i quadri antichi che decorano le pareti o nei corridoi moderni della nuova chirurgia. A Carmagnola ci sono oggi 115 posti letto. Alcuni dei pazienti guariscono e vengono dimessi, altri purtroppo muoiono, ma ogni volta che un posto si libera c’è un nuovo paziente che lo occupa subito, persone che arrivano da altri ospedali i cui pronto soccorso sono attivi, ma con carenza di posti letto disponibili e hanno necessità di trasferire alcuni malati in altre strutture. Il Covid Hospital di Carmagnola è considerato un ospedale a intensità medio bassa. Molti dei suoi pazienti non sono in condizioni critiche e non hanno bisogno di ventilazione, anche se non mancano le emergenze. Poche settimane fa una paziente di 36 anni è peggiorata in fretta e, dopo tre ore con il casco cpap, è stata intubata. La seconda ondata è arrivata in fretta e anche se all’esterno gli ospedali stanno cominciando a respirare nuovamente, questo covid hospital riceve continuamente nuovi pazienti e i suoi letti sono sempre pieni. Si va avanti, con fatica, sperando che dopo le feste la curva non ricominci a salire. Visto dagli occhi del personale sanitario che lavora in questo ospedale, gennaio fa paura.

H di Marco Passaro