Smarriti a Milano

di Rafael Jacinto

Occhiali da sole, chiavi, portafogli, gioielli, una palla con la faccia di Maradona stampata, un drone e persino un scheletro.
Entrare nell’ufficio oggetti smarriti di Milano, è un po’ come aprire lo scrigno dei segreti.
Gli scaffali alti e neutri ospitano oggetti dimenticati sui mezzi pubblici, e ognuno porta con sé la propria storia, a volte piccola, a volte misteriosa, spesso sconosciuta.
L’ufficio è già chiuso al pubblico quando mi trovo a vagare per i corridoi immaginandomi quello che sta a dietro a tutte queste “cose” perse o abbandonate.
La mia attenzione viene subito catturata da una spada solitaria abbandonata in un angolo. Mi perdo in ipotesi, immaginando il suo percorso, le sfide che ha combattuto e le persone che ha incontrato. Accanto alla spada, una piccola statua di un gladiatore “che buffa associazione” – penso – e proseguo.
Faccio altre due passi, c’è silenzio, e mi fermo davanti a una protesi di una gamba. Sappiamo che stando sui mezzi pubblici siamo abituati a perdere il nostro tempo, ma chi può aver perso una parte di sé così importante mentre attraversava Milano?
Ognuno di questi oggetti racchiude una storia unica, un frammento di vita interrotta, un’identità smarrita.
Si tratta di un vero e proprio palcoscenico dove oggetti inanimati recitato la propria “Comédie humaine”, e proprio la mancanza di persone trasmette una sensazione di irrealtà, come se fosse un sogno.
Dopo un paio di ore, esco. Lascio indietro un tesoro di storie dimenticate che attende pazientemente di essere riscoperto o semplicemente che ritrovi il suo padrone.
Saluto tutti e anche Zio Zeb, lo scheletro che si è guadagnato questo soprannome affettuoso dagli impiegati comunali. Lui è lì da tanto che ormai quel luogo è diventato la sua dimora.
Per altri oggetti la permanenza è stata più breve, qualcuno ci ha provato a cercare il suo “pezzo”, ma tanti no.